Inizia la produzione in serie
Il Galletto è uno scooter costruito dalla Moto Guzzi tra il 1950 e il 1966.
Il Galletto nacque dal progetto del fondatore della Casa Carlo Guzzi, che decise di combinare i vantaggi di una moto a ruote alte con quelli di uno scooter, eliminando gli inconvenienti di entrambi: il mezzo forniva infatti protezione al guidatore, facilità di utilizzo, disponibilità di una ruota di scorta (montata tra la ruota anteriore e la parte frontale del telaio anche se considerata un accessorio da acquistare a parte) tipici di uno scooter uniti alle prestazioni, al comfort e alla tenuta di strada di una motocicletta.
L’evoluzione della motocicletta fu frutto di una gestazione avviata già verso il 1947: a quest’anno risalgono i primi esperimenti in Moto Guzzi di un veicolo con le caratteristiche del Galletto, ma sviluppato in 125 centimetri cubici.
Il prototipo fu presentato al Salone di Ginevra 1950 e riscosse subito un notevole successo, grazie alle sue doti di comfort e resistenza. Presentato con un motore di 150 cm³, entrò in commercio qualche tempo dopo con un motore portato a 160 cm³[1].
Al Salone di Milano 1952 fu presentata una versione rivista del Galletto, con motore portato a 175 cm³ (7 CV, 85 km/h) con cambio a quattro marce dotato di impianto elettrico con funzione di emergenza in caso di guasto della batteria. All’inizio del 1954 il motore fu ulteriormente maggiorato, arrivando a 192 cm³ (7,5 CV) e acquisendo l’alimentazione elettrica fornita da una dinamo da 6 Volt.
Nel 1956, dal motore del Galletto, fu sviluppato e messo in commercio il motocarro Ercolino.
L’ultima versione del Galletto risale al 1961, riconoscibile per varie modifiche estetiche (avantreno, manubrio, parafango posteriore, sella) e meccaniche, di cui la più importante fu l’applicazione dell’avviamento elettrico.
Con il passaggio di proprietà della Moto Guzzi dalla famiglia Parodi alla SEIMM venne decisa l’eliminazione di tutti i modelli ritenuti obsoleti o poco redditizi, tra cui anche il Galletto, uscito di produzione nel 1966.
Lo scooter vantava delle caratteristiche ruote alte, da 2.75-17 (pneumatico anteriore) e da 3.00-17 (pneumatico posteriore), che lo configurarono come l’antenato degli scooter moderni a ruota alta. La ruota posteriore era montata a sbalzo e fissata come nel caso dell’anteriore, da quattro dadi in alluminio.
Era quindi adatto per lunghi viaggi e consentiva di portare carichi piuttosto consistenti senza diminuire le prestazioni. Il serbatoio conteneva 7 l; la velocità massima era di 80 km/h per la prima versione, spinta da un monocilindrico orizzontale con distribuzione ad aste e bilancieri di 159,5 cm³ con cambio a tre rapporti.
L’architettura generale del Galletto fu influenzata in fase di progettazione dalla definizione ufficiale di motoscooter, tratta dal regolamento delle manifestazioni sportive 1949 della Federazione Motociclistica Italiana, che lo definiva come “…un veicolo a motore senza pedali per la propulsione umana, costituito da un telaio aperto, due ruote aventi cerchi di diametro massimo di 17 pollici (432 mm), provvisto o meno di carenatura. L’altezza fra il piano della sella e il punto più alto della parte aperta del telaio, non deve essere inferiore 300 mm”. Questo spiega quindi la scelta del diametro delle ruote del Galletto e la necessità di contenere il motore in quote obbligate che non influenzassero il passo o la larghezza del veicolo.
La risorsa, poi, della ruota di scorta montata davanti allo scudo, anche a protezione delle gambe in caso di urto e la scelta del disporre di una terza gomma in caso di foratura, rappresenta un aspetto evolutivo dello schema tradizionale della motocicletta sino ad allora conosciuta.
Il Galletto, fra le creature più originali di Carlo Guzzi, non solo come aspetto e concezione, era singolare anche come caratteristiche del motore perché non ha un tradizionale albero a gomito, ma la biella lavorava su un volantino a sbalzo ed una corsa molto corta. Per la sua definizione si trasse ispirazione da alcune delle prove fatte con i motori da corsa nel reparto Esperienza della Moto Guzzi.
Il motore del Galletto tenta di risolvere un inconveniente tipico delle moto a motore orizzontale: il grande interasse del telaio che era provocato dalla lunghezza del motore. Tutte le Moto Guzzi, sia da turismo che da corsa, avevano in generale un passo superiore a quello delle analoghe macchine fatte dalla concorrenza.
Questo fatto, non rilevante per le macchine da turismo, poteva costituire un inconveniente per le macchine da corsa, come poteva apparire anche nel caso del Galletto. L’esperienza della Moto Guzzi nel settore delle corse insegnò che non conveniva mai, salvo casi di forza maggiore imposti dall’elevazione del rapporto di compressione, ricorrere a motori a corsa lunga.
Questo spiega, quindi, la scelta di Carlo Guzzi di adottare per il Galletto un rapporto alesaggio/corsa (60×53) pari a 0,885 per 150 centimetri cubici di cilindrata per 6,4 Cavalli Vapore a 5.200 giri, ovvero una potenza per litro pari a CV/l. 42,6.
Nella sua prima versione il motore sviluppava infatti a 1.000 giri una potenza per litro di CV/l. 8,2, con una pressione media effettiva di Kg/cm2 7,4 ed una velocità media del pistone di 9,2 m/sec. Un valore distante dai 23 metri al secondo di velocità lineare delle moto da corsa, ma una garanzia di tenuta sotto sforzo e di costanza di rendimento nel tempo. Appunto il frutto di una sperimentazione nata per le massime prestazioni, ma in seguito passata direttamente alla produzione di serie con l’obiettivo, pienamente raggiunto, della ricerca della massima affidabilità di funzionamento come veniva richiesto al Galletto.
Il Galletto entrò in produzione nella sua veste definitiva da 160 centimetri cubici solo nei primi mesi del 1950.
La prima versione del Galletto, munita di cambio a puntale, è individuata nelle serie che vanno dal numero di telaio-motore 15310000 al numero 15312000. In tutto sono stati prodotti circa duemila esemplari. La classificazione che segue è data e tratta dal sito https://guzzigalletto.blogspot.it che da tempo rappresenta un punto di riferimento per i collezionisti.
Il Galletto “quarto tipo”
Il Galletto 160 Quarto Tipo è stato presentato quasi in sordina, al termine della produzione del veicolo nella cilindrata di 160 cc.
La sua produzione prende le mosse dalla matricola 17320375 e giunge sino alla matricola 19301000.
Va detto che questo è quanto risulta dai registri Moto Guzzi, tuttavia sui libretti di uso e manutenzione di questa serie, l’avvio della produzione verrebbe indicata a partire già dalla matricola 17320201.
Un piccolo giallo, non raro, che si trova confrontando i dati rilasciati dalla Casa di Mandello del Lario.
Mentre tecnicamente non sono sensibili le differenze meccaniche rispetto al Galletto 160 Terzo Tipo, cambia completamente la componente elettrica, a partire dall’impianto elettrico (i mezzi montavano indifferentemente componenti e impianti Cev che Carello, seppur con delle differenza tra loro) e di accensione per arrivare alla componentistica.
Il primo segno evidente del trovarsi davanti ad un Galletto 160 Quarto Tipo è identificabile dalla dotazione, sin dall’origine, di un faro più ampio, da 150 millimetri di diametro al posto di quello tradizionalmente da 130 millimetri.
Ovviamente anche gli attacchi del telaio sono più larghi dei precedenti (due centimetri), così da accogliere il fanale senza un’antiestetica divergenza delle staffe.
Il nuovo faro lo troveremo poi, alla fine del 1952, montato anche sulla nuova versione portata a 175 cc di cilindrata e con il cambio a quattro marce.
L’accensione del Galletto 160 Quarto Tipo non è più solo con magnete ad alternatore-volano, ma con bobina spinterogeno.





